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Il volume si pone l'obiettivo di indagare le principali prospettive della riflessione di Raymond Aron sulla politica estera degli Stati Uniti a partire dal periodo postbellico fino ai primi anni '70. Fondamentale per l'analisi di questa fase storica è l'opera "République impériale. Les États-Unis dans le monde 1945-1972", molto apprezzata dagli esperti ma finora poco discussa, che ricostruisce con ricchezza di particolari i complessi eventi politici e militari di quei drammatici "anni di guerra". La "nazione più potente del mondo" aveva assunto un ruolo primario nello scenario internazionale. Questo 'impero' di nuovo stampo, ormai al centro di una fittissima rete di legami politici, culturali, economici e finanziari, aveva avviato una febbrile politica espansionistica. Non vi era angolo del mondo che sfuggisse allo sguardo penetrante della diplomazia americana, costantemente rivolto ai teatri di operazione dell'intero pianeta. Il nome di Aron si accosta a temi che si intrecciano perfettamente l'uno nell'altro: relazioni internazionali, guerra fredda, strategia diplomatica. La sua multiforme produzione, che non può essere confinata a uno specifico ambito disciplinare, riveste ancora oggi un considerevole interesse da parte degli studiosi. Dotato di una notevole capacità analitica e interpretativa e tutt'altro che insensibile alla dimensione morale della politica, Aron è uno dei più rinomati pensatori francesi del Novecento. Uno "spectateur engagé", come volle autodefinirsi, acuto osservatore dell'universo politico, "engagé" al punto da diventare protagonista di tante appassionate battaglie a difesa della sua indipendenza intellettuale.